Chiesa di san Giovanni a mare

La chiesa di S. Giovanni a Mare risale alla seconda metà del XII secolo, ed è un raro esempio di architettura Romanica a Napoli. Nell’arco del tempo si sono verifìcati restauri, ricostruzioni ed ampliamenti che non hanno alterato sostanzialmente il primitivo impianto, non subì ad esempio gli usuali rifacimenti barocchi. Infatti si nota la navata centrale e due laterali con quattro campate ed un transetto del primitivo impianto con colonne d’epoca. L’ampliamento di epoca successiva è visibile con l’arco ribassato durazzesco sulla cappella centrale e nelle cappelle laterali aggiunte, durazzesco del Salvatore e rinascimentale di S. Francesco D’Assisi sul lato sinistro; durazzesco di S. Barbara e rinascimentale di S. Lazzaro sul lato destro; a questo stesso periodo (XIV-XV sec.) risale la sostituzione delle capriate lignee di copertura con le volte a crociera. Sul pavimento del transetto si possono osservare le strutture di fondazione dell’abside circolare con cui terminava la fabbrica Normanna. Nel 1877-78 la chiesa fu restaurata. Con i lavori del Risanamento l’insula del complesso di San Giovanni a Mare fu ampliamente mutilata per l’apertura di nuove strade e la chiesa si trovò isolata dal contesto e al tempo stesso inglobata in nuovi edifici . Depredata di quasi tutte le opere , rimane tuttavia, molto importante per il superstite complesso epigrafico (che va dai secoli VIII-IX al XIX) che ancora si conserva.

Cenni storici: Nel XII secolo epoca della dinastia normanna, in Via S. Giovanni a Mare, esisteva una chiesetta e un ospedale per l’accoglienza dei cavalieri di Gerusalemme (Gerosolimitani) provenienti dalle crociate. La chiesetta lambiva il mare ed il santo protettore era la biblica figura di S. Giovanni che battezzò nel fiume Giordano nostro Signore Gesù. Nella notte del 23 giugno, il popolo festeggiava la ricorrenza con un bagno collettivo nelle acque del mare, il quale spesso degenerava al punto di essere soppressa dal Viceré spagnolo. La festività aveva un sapore di tipo pagano, erano frequenti i rituali come il piombo liquefatto e versato nell’acqua bollente con effetti divinatori o la raccolta della rugiada in provette con effetti medicamentosi. I festeggiamenti duravano un ottavario ed iniziavano con la funzione in chiesa e la processione con la miracolosa statua del Santo ricca di argento oro e pietre preziose. Il mattino del 24 giugno la festa si spostava in S. Giovanni a Teduccio. Fu in occasione di questa festa che il re Alfonso d’Aragona conobbe una fanciulla del popolo di nome Lucrezia D’Alagno (una strada del pendino porta il suo nome) alla quale esternò i suoi sentimenti e fu ad essa legato per tutta la vita. La festa fu soppressa durante il regno borbonico.

Curiosità: Durante la festa di S. Giovanni a Mare, alcuni orafi imbrogliavano la gente vendendo loro ottone e pietre per oro e pietre preziose. Fu così che nel 1781 gli orafi furono obbligati a marcare gli oggetti preziosi.
Ancora oggi alcuni spettacoli teatrali di tipo folcloristico, per esaltare il colore napoletano, oltre alla nota tarantella inseriscono la (ntrezzata) movimento ritmico con l’uso delle spade. Tale balletto folcloristico risale alla festa di S. Giovanni.

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