La chiesa dell’incoronata

chiesa dell'incoronata - esterno Chi passando per via Medina non ha mai notato una meravigliosa chiesa di origine medioevale?
E’ la chiesa dell’Incoronata che risalta all’attenzione dei passanti, poiché si trova ad un livello inferiore rispetto all’attuale piano stradale, voluto da Carlo D’Angiò per favorire la costruzione di Castel Nuovo.
La realizzazione della chiesa avvenne nella seconda metà del XIV sec,in occasione dell’incoronazione della regina Giovanna D’Angiò. In essa, si dice, fosse custodita una reliquia preziosissima: la spina della corona di Cristo che, Giovanna ricevette in dono dal re di Francia.
La chiesa dell’Incoronata è l’unico edificio trecentesco superstite tra tutti i palazzi nobiliari e gli edifici pubblici angioini che sorsero nei pressi della reggia di Castelnuovo.
L’area su cui sorge, l’attuale via Medina, in antico si trovava immediatamente fuori le mura della città e veniva chiamata Largo delle Corregge dal nome del tipo di lance adoperate durante le giostre ed i tornei che vi si svolgevano.
Voluta da Giovanna d’Angiò per commemorare la sua incoronazione, fu costruita intorno al 1352, adattando un edificio preesistente, sede del regio tribunale, risalente all’età di Roberto d’Angiò. Ad esso apparterebbero la navata d’ingresso, con quattro campate a crociera, terminante con abside poligonale, ed il corrispondente porticato esterno, ad archi a sesto acuto di tipo senese, che serviva da ritrovo e da luogo deputato all’affissione di bandi ed editti. Per trasformare questa originaria struttura in chiesa fu aggiunta la più piccola navata laterale, a crociere ribassate, che si conclude con una cappella absidale, a pianta rettangolare, denominata Cappellone del Crocifisso.
L’edificio fu inizialmente intitolato S. Maria Spina Corona per la preziosa reliquia della spina appartenuta alla Corona di Cristo, che era stata donata dal re di Francia alla regina Giovanna e da questa alla chiesa. Col passare del tempo il titolo si corruppe in S. Maria Coronata e poi in Incoronata. L’edificio fu completamente ristrutturato nel corso del Settecento e solo di recente un accurato restauro lo ha riportato alle forme originali, liberandolo anche delle abitazioni che gli si erano nel frattempo addossate.
All’interno, la prima campata della navata maggiore conserva gli affreschi eseguiti da Roberto d’Oderisio, uno dei maggiori pittori giotteschi napoletani del Trecento.
Un altro ciclo di affreschi con “Storie di San Ladislao” decorava il Cappellone del Crocifisso ed è ora distaccato dalle pareti e conservato su pannelli. Commissionato agli inizi del Quattrocento da Ladislao di Durazzo in onore del Santo ungherese dal suo stesso nome, incoronato re nel 1074, doveva celebrare i fasti originari della corona ungherese di cui Ladislao si considerava un successore.
Alcune lastre tombali datate tra XIV e XVI secolo sono addossate alle pareti della navata minore.

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