Ospedale degli Incurabili e Farmacia Storica

L’Ospedale, la Chiesa e la Farmacia degli “Incurabili” furono fondati a Napoli tra il 1520-1522 per volere della nobildonna catalana Maria Lorenza Lonc (Longo) foto1, moglie di Giovanni, ministro del re di Napoli Ferdinando il Cattolico. Maria Lonc era donna di grande carità cristiana e di notevole intelligenza ma debilitata nel fisico da una grave malattia. Il pellegrinaggio all’Ospedale di Loreto (1520) fu motivo della sua guarigione miracolosa e della sua scelta di dedicarsi attivamente alla cura dei malati e ad attività caritative. Cominciò così a frequentare le opere pie e caritatevoli napoletane: l’Ospedale di San Giacomo, dei Fatebenefratelli (La Pace), dei Pellegrini. Da queste esperienze nacque in lei l’idea di fondare anche a Napoli, dove terribili epidemie di peste e di malattie infettive tra la fine del XV e l’inizio del XVI avevano gravemente colpito la popolazione, un’opera di assistenza dedicata ai malati “Incurabili”. Così, con appena due anni di lavori, nasceva sulla collina di Caponapoli l’Ospedale degli Incurabili; il 23 marzo 1522 i malati, in processione, con a capo Maria Longo, lasciavano il vecchio ospedale al Maschi Angioino per trasferirsi nella nuova sede. Sempre ad opera di Maria Longo nacquero nei pressi dell’ospedale la Chiesa di Santa Maria del Popolo (che dette l’altro nome all’Ospedale) la Sede dei Bianchi, il Ricovero delle Pentite ed il Monastero delle Riformate. Ben presto l’Ospedale divenne un preciso punto di riferimento per la città di Napoli e ad esso cominciarono a farvi capo confraternite (Compagnia dei Bianchi), ordini religiosi (Teatini) ed esponenti della nobiltà colta. Tra gli illustri confratelli della compagnia dei Bianchi si distinse San Francesco Caracciolo che lavorò per lunghi anni in ospedale e Sant’Alfonso de’ Liguori che svolse il suo ministero in ospedale assistendo spiritualmente i condannati a morte che venivano trasportati, dopo l’esecuzione, agli Incurabili. -L’organizzazione- Lo scopo di Maria Longo non fu solo quello di costruire un luogo di ricovero per i sofferenti: il suo progetto, molto più ambizioso fu quello di organizzare una struttura che divenisse il più grande e funzionale ospedale del Regno. La struttura era altamente specializzata e tale connotazione faceva sì che essa fosse luogo di ricovero per malati affetti da patologie quali pleuriti, epilessie, sputi di sangue, rogna, maniaci e laltre malattie all’epoca ritenute incurabili. Sin dall’origine la struttura era suddivisa in reparti specialistici e disponeva di numerosi servizi aggiuntivi: cucine, forno per la panificazione, varie farmacie, una biblioteca, una scuola di medicina altamente qualificata (ad essa sono legati le origini mediche di Domenico Cotugno, primo maestro della Chirurgia,e di Antonio Cardarelli che per molti anni diresse gli Incurabili) e persino un servizio di interpreti per i numerosi stranieri che vi affluivano. -La Farmacia Storica- Deve la sua origine alle numerose donazioni che consentirono nel corso del Seicento e del Settecento importanti lavori di trasformazione del complesso. La farmacia storica fu infatti costruita tra gli anni ’30 e ’50 del Settecento con un lascito di Antonio Maggiocca, reggente dell’Ospedale, in sostituzione dell’antica spezieria cinquecentesca. La farmacia nel suo aspetto attuale risale al 1729, quando Domenico Antonio Vaccaro fu pagato per l’esecuzione dei lavori di ampliamento della fabbrica, e costituisce una delle espressioni più singolari dell’arte napoletana della prima metà del XVIII secolo. A Domenico Antonio Vaccaro è ascrivibile l’elegante scenografia delle scale aperte a doppia rampa (2), il pronao e i portali(3), mentre l’interno si deve alle ristrutturazioni progettate e dirette da Bartolomeo Secchione, architetto di ambito vaccariano. La farmacia è divisa in due ambienti: la sala laboratorio (foto 4 4’ 4’’) e la sala di rappresentanza. Lungo tutto il perimetro si dispiega uno stiglio (foto 5) in radica di noce con armadietti e scansie (foto 6) a sei piani decorate da capitelli scolpiti, opera dell’ebanista Agostino Fucito, artefice anche dello splendido banco da farmacista (foto 8) realizzato con un unico tronco. Nelle vetrine( foto 7) vi sono delle mensole porta boccette, opera del maestro Gennaro Di Fiore, attivo anche alla fabbrica della reggia di Caserta. I vasi policromi (foto 8), in origine 480, furono realizzati tra il 1747ed il 1748 da Donato Massa e raffiguravano scene bibliche. Essi avevano solo funzione decorativa mentre gli albarelli (foto 9) nella sala laboratorio, decorati a monocromo blu e realizzati sempre dalla bottega Massa negli stessi anni, dovevano contenere i medicinali. Gli ultimi interventi sono la realizzazione del grande pavimento in cotto e maiolica( foto 10) eseguito nel 1750 da Giuseppe e Gennaro Massa, in cui sono ripresi gli stessi colori dominanti nei vasi e di il grande dipinto di Pietro Bardellino che raffigura un episodio dell’Iliade: Macaone cura Menelao ferito. Altra opera appartenente alla sala della rappresentanza è il busto del benefattore (foto 11) Antonio Magiocca, opera di Matteo Bottigliero collocato sulla sovrapporta marmorea della sala.

May also interest you

rimani in contatto con noi

Abbonati adesso e ricevi newsletter settimanali con materiale didattico, nuovi corsi, post interessanti, libri popolari e molto altro ancora!