Tutte le volte che sono andato a Napoli mi sono risolto a vedere sempre le stesse cose dal punto di vista artistico: del resto come lasciare il Castel Nuovo, Santa Chiara, Il Chiostro delle Clarisse, San Domenico Maggiore, San Lorenzo Maggiore, Il Duomo, Il Museo Archeologico, la Certosa di San Martino, ecc.. Le scorse festività natalizie nel passeggiare per Spaccanapoli ho ricordato il consiglio di un’amica: devi andare assolutamente a vedere il Cristo Velato. Arrivare alla cappella non è poi particolarmente difficile: dalla chiesa di San Domenico (a Spaccanapoli) si sale sulla strada sulla destra della chiesa e dopo pochi metri si svolta a destra imboccando via de Sanctis dove al civico 19 c’è la cappella. L’ingresso è a pagamento, ma non sono soldi buttati La Cappella Sansevero è un assoluto gioiello del Barocco Napoletano e conserva opere marmoree di eccezionale bellezza: La Pudicizia, Il Disinganno ed il celeberrimo Cristo Velato. La cappella risale al periodo tra la fine del XVI secolo e l’inizio del successivo, però fu completamente ristrutturata nel secolo XVIII da Raimondo di Sangro Principe di San Severo. L’interno è ad un’unica navata e presenta alcuni monumenti sepolcrali e diverse sculture tra cui quelle di assoluto rilievo sopra indicate. L’architettura della Cappella è essenziale; l’interno è ad un’unica navata di forma rettangolare, in cui si aprono alcuni archi a tutto sesto che si prolungano fino al presbiterio e presenta alcuni monumenti sepolcrali e diverse sculture tra cui quelle di assoluto rilievo sopra indicate. Tra le opere degne di nota parto da “La Pudicizia velata”, un’opera eccezionale eseguita nel 1751 da Antonio Corradini. L’opera fu commissionata dal principe Raimondo in memoria della madre Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona che era morta quando era ancora bambino. Il Principe indicò che la madre fosse ricoradata per la sua pudicizia. Tale virtù, legata ad una persona praticamente sconosciuta al principe, sembra essere stata determinata dal contrasto con la vita dissoluta tenuta dal padre prima della conversione. Mirabile l’esecuzione delle pieghe del velo che lasciano trasparire il corpo nudo e la serenità che traspare dal volto della donna.A seguire il Disinganno di Francesco Queirolo commissionata dal Principe proprio per ricordare in forma allegorica la conversione del padre Antonio de’ Sangro. Lo stesso dopo una vita trascorsa in modo assolutamente libertino divenne un abate. Nell’opera Antonio è raffigurato mentre è impegnato a districarsi da una rete che lo imprigiona con l’aiuto del suo ingegno (che nella scultura è rappresentato da un genietto alato con una corona e fiammella con sopra un globo ed un volume. Alcuni scritti avevano determinato la convinzione per la quale la rete del Disinganno, così come il velo del Cristo velato, fosse stata realizzata attraverso una speciale marmorizzazione fatta dal principe su una rete di corda o supporto metallico. A sbugiardare tali sritti arrivò un atto vandalico di un milite tedesco che con un colpo del calcio del suo fucile ruppe un pezzo di rete mostrando a tutti che all’interno esisteva solo marmo. Per ultimo l’opera più straordinaria: Il Cristo Velato di Giuseppe Sammartino. L’opera di bellezza assoluto è stata realizzata dal napoletano Sammartino nel 1753 ed è il richiamo della cappella. Come dicevo in precedenza ero stato consigliato ad andare a vedere la cappella del Cristo Velato e non la cappella Sansevero. Anche in questo caso come nella Pudicizia esiste il velo e se quello era mirabile questo è di gran lunga più bello (mi son finito gli aggettivi). Il velo, pur realizzato in marmo, appare realisticamente drammatico come se fosse vero. Ti spinge a toccarlo se non fosse per il rispetto che merita l’opera e per il sicuro cazziatone del custode. Del resto l’assoluta bellezza dell’opera è testimoniata dalla volontà del Canova di acquistarla non essendone stato l’autore. Per effetto degli scritti sopra indicati anche per il Cristo Velato era nata una leggenda che voleva l’opera realizzata attraverso la marmorizzazione del cadavere attraverso particolari esperimenti chimici. All’interno della cappella il Cristo velato è l’unica opera che non sia stata commissionata per ricordare la memoria di un antenato del principe. Nella parte sottostante la cappella che si raggiunge tramite una scaletta a chiocciola di ferro (attenzione non si torna indietro) si trovano i corpi di un uomo, il più piccolo, e di una donna, molto alta, verosimilmente morta di parto. Ai piedi della donna era in passato presente il feto che sembra essere stato successivamente rubato. In pratica dei due corpi, attraverso esperimenti non noti eseguiti di nascosto dal principe con il medico Giuseppe Salerno, è rimasto intatto in maniera quasi perfetta l’intero apparato circolatorio. Il tutto interessante sotto il profilo scientifico, ma non determinante per programmare una visita alla Cappella. Al contrario il Cristo Velato da solo è tale da consigliare altamente la visita della Cappella Sansevero. Intanto consigliamo la visione del documentario su questa cappella creato da Mauro Caiano