Secondo la caratteristica della città, in via San Gregorio Armeno il mercato dei presepi non viene installato, ma è l’aria stessa a farsi mercato con l’intensificarsi, via via che il Natale si avvicina, degli affari: le botteghe lungo la via che inizia in corrispondenza dell’agorà greca sottostante-poi divenuta foro romano poiché l’intera zona non ha mai perso l’antica funzione di mercato con relativi luoghi sacri-espongono le statuine e i più vari e fantasiosi accessori per il presepe direttamente sulla strada, dando vita a quella che è diventata una delle più note attrazioni turistiche di Napoli. La calca, formata da napoletani che rinnovano un appuntamento tradizionale e da turisti provenienti da tutta Europa, è enorme e rischia di compromettere l’attenta osservazione degli articoli offerti, che rappresenta invece l’aspetto migliore della visita. Data la grande e tutt’ora molto sentita tradizione partenopea dell’arte dei presepi, le statuine che compongono il variegato ritratto umano nella rappresentazione della Natività sono oggetto di continue mutazioni e arricchimento. I pastori-cioè tutte le statuine che non hanno un ruolo specifico-possono essere personaggi del momento ritratti con cattiveria, come le statuine che raffigurano Umberto Bossi e un asino con le teste scambiate (da acquistarsi ovviamente solo in coppia), o con semplice gusto della cronaca oppure ancora con l’amore che la città porta ai suoi beniamini più illustri, da Totò a Troisi da Eduardo a Maradona. Le statuine sono naturalmente diverse per dimensioni e pregio e negli ultimi anni si è molto ampliata anche l’offerta di accessori spesso estremamente accurati, realizzati a partire da oggetti quotidiani che diventano i componenti di un’architettura fantastica ma perfettamente rispondente alle tradizioni. Ancora, ci sono tutti gli attrezzi ed i materiali per chi il presepe lo costruisce da sè, dal sughero alle foglie secche, alle teste ai corpi delle statuine ancora da realizzare, e non mancano gli elementi tecnologici, come i giochi d’acqua e i finti fuochi. Se via San Gregorio Armeno è l’appuntamento irrinunciabile del Natale napoletano, in città si moltiplicano comunque le esposizioni estemporanee di oggetti e soprattutto dei cibi tipici della ricorrenza: grandi vasche piene di capitoni vivi, per esempio, vengono piazzate davanti alle botteghe e i capitoni venduti vengono uccisi sotto gli occhi del compratore, su un ceppo di legno. Lungo tutta la facciata dell’orto botanico in via Foria, da Natale fino alla vigilia dell’Epifania-data in cui i bambini napoletani ricevono i toni-è allestita una fila di baracche che vendono giocattoli a prezzi molto competitivi. È tradizione, inoltre che in molte strade della città girino montanari abruzzesi in abiti tipici, che entrano nelle case chiedendo di fare la novena: si fanno indicare il presepe dell’abitazione e si mettono a suonare la zampogna e la ciaramella davanti alla mangiatoia vuota, chiedendo poi una mancia. A mio parere, nella città partenopea il mercato è “Immanente”: non c’è infatti una distinzione precisa fra l’interno e l’esterno delle botteghe, che quasi sempre espongono i loro articoli anche direttamente sulla via, dando luogo a mercatini spontanei ai quali si aggiunge una nutrita serie di espositori più o meno abusivi. Esistono comunque alcune zone della città destinate per tradizione ad ospitare un mercato quotidiano: borgo Sant’Antonio Abate, in cui c’è sia la gastronomia che altro, e la Maddalena, in cui invece si va per cercare tutto quello che non è cibo. Quest’ultimo mercato confina con quello della Duchesca, un mercatino delle occasioni che non gode di buona fama perché non è raro che i più sprovveduti rimangano vittime di truffe, ma che è ottimo soprattutto per gli articoli sportivi e da campeggio. Non manca quasi mai nei mercati la “banca dell’acqua”, ossia il chiosco delle bibite fresche, dove è tradizione prendere la premuta di limone, con o senza una punta di bicarbonato oppure l’introvabile Telesina, acqua di sorgente sulfurea. In molti mercati si trova anche da mangiare; il genere più diffuso è la friggitoria, solitamente uno dei servizi offerti dalle pizzerie. L’usanza vuole che si mangino per strada i cartocci di zeppole e panzerotti oppure crocchette di patate a prezzi economicissimi.