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NarteA si “immerge” in un percorso sotterraneo, in cui a fare da filo conduttore sarà la materia tufacea, tipica delle costruzioni del centro storico partenopeo: il tufo, pietra leggera e porosa, assorbe vicende e umori, animi e storie della Napoli antica. I personaggi che si incontreranno lungo il percorso rappresentano il lato oscuro dell’animo umano, dove prendono forma paure, insicurezze, desideri e sogni. Il sottosuolo diventa così una esplorazione della storia di Napoli e al contempo un viaggio nell’antro nascosto di noi stessi. Ci troveremo di fronte anime di una Napoli scomparsa e sommersa, che scorre sotterranea sotto i nostri piedi. Uno specchio surreale della città di sopra. Dalla magica sala della luna ai 140 scalini che conducono alla cava tufacea: NarteA propone un viaggio a ritroso nel tempo, che partirà dai resti del tempio di Diana per arrivare alla leggenda delle janare fino agli eventi della Seconda Guerra Mondiale e alla storia della Pietrasanta, pietra fondativa, sulla quale è eretta la basilica.
La Basilica di Santa Maria Maggiore, situata al confine con le antiche mura difensive della città, ha una storia antichissima che testimonia le vicende della città stessa. Fatta edificare sui resti del tempio di Diana nel 533 dal Vescovo Pomponio, e dedicata alla Beatissima Vergine, fu una delle quattro basiliche maggiori in epoca tardo antica.
La Chiesa di Santa Maria Maggiore della Pietrasanta è la più antica costruzione sacra napoletana dedicata alla Madonna. Situata nel centro storico della città partenopea, a due passi da San Domenico Maggiore e da Via dei Tribunali, fu costruita nel 553 d.c. per volontà del Vescovo di Napoli Pomponio. In questo luogo un tempo sorgeva il tempio sacro dedicato al culto di Diana, riservato esclusivamente alle donne, che invocavano la dea romana per ottenere parti non dolorosi. Il Campanile, risalente all’epoca romana è una delle più antiche torri campanarie d’Italia. La sua caratteristica è l’arco che oggi appare più basso a causa del livello dell’asfalto che si è alzato nel corso dei secoli e da cui sono nate molte leggende. Proprio sul Campanile si possono notare alcune piccole sculture in marmo, rinvenute durante gli scavi sul tempio di Diana, che rappresentano teste di suino. Per quanto riguarda, invece, il nome della Basilica (“della Pietrasanta”), secondo alcuni deriverebbe da una porzione di roccia su cui era stata scolpita l’immagine della Madonna, ritrovata dal Vescovo Pomponio sul luogo dove stava per sorgere il santuario a lei dedicato. Secondo altri farebbe riferimento a una pietra, forse in marmo, su cui era incisa una croce e custodita nella chiesa: pare che chiunque la baciasse, avrebbe ottenuto l’indulgenza da tutti i peccati. Questa pietra, però, non è mai stata ritrovata. C’è chi sostiene sia custodita nella chiesa a protezione di Napoli e che nei sotterranei della basilica, siano celati segni e iscrizioni legati al mito dei Cavalieri Templari seguaci del culto della Madonna Nera (trasposizione della dea egizia Iside). Quale tra queste ipotesi sia vera non c’è dato sapere, l’unica cosa certa è che la Basilica di Santa Maria Maggiore della Pietrasanta è la prima costruzione sacra dedicata alla Vergine Maria e su cui convergono epoche storiche diverse.
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